La mia prima volta a Bondi Beach

Da brava salentina sono cresciuta in spiaggia. La costa Adriatica e quella Ionica mi hanno accarezzata durante la mia infanzia, insegnandomi a nuotare e regalandomi tramonti mozzafiato che mi hanno resa così romantica nei confronti della vita.

Sono arrivata a Sydney solo da pochi giorni. Dopo un tanto atteso viaggio nel continente a testa in giù non vedo l’ora di esplorare le coste del Pacifico, e quale occasione potrebbe essere migliore se non quella di andare proprio a Bondi Beach. Una lunga lingua di sabbia dorata famosa in tutto il mondo per il suo stile inconfondibile, nonché fantasia proibita di ogni immigrato che si rispetti che ha deciso di circumnavigare il globo pur di assaporare l’ebrezza del sogno Made in Australia.
Armata di occhiali da sole e bikini, mi lancio.

Quello che mi si presenta davanti agli occhi é ben diverso dalla concezione di mare a cui sono sempre stata abituata. A sconvolgermi non é tanto la spiaggia in sé, so bene di trovarmi sulle rive dell’Oceano Pacifico e non in Terra d’Otranto, quindi non mi sorprendo troppo del fatto che le onde siano alte un paio di metri, che l’acqua sia letteralmente ghiacciata e che di tanto in tanto dei piccoli squali smarriti vengano a fare visita ai bagnanti. Quello che mi sconvolge sul serio, invece, é la fauna che popola questa spiaggia. Provo un misto tra eccitamento e imbarazzo: sono circondata da corpi perfetti. Sculture dalla pelle dorata, uomini e donne di una bellezza sconvolgente. Nel giro di dieci minuti vengo a conoscenza di muscoli che in tutta la mia vita non avevo mai visto e che non credevo neppure che facessero parte del corpo umano. In Italia questi muscoli non esistono. Credetemi.

Chiunque é in costante movimento. C’é chi fa surf, chi fa yoga, chi fa jogging e persino chi, dopo aver surfato, decide di fare una mezz’oretta di corsa per sgranchirsi le gambe e di terminare la giornata con un po’ di yoga.
Dove sono cresciuta io, in Salento, l’estate é sacra e scorre molto, molto lentamente. Lo sport ufficiale consiste nell’andare a prendere il caffè al bar. Solo quando ci si sente particolarmente giovani e attivi ci si sfida a una partita di racchettoni sulla riva ma, in linea di massima, la tendenza é quella di essere sedentari. Ci si rifocilla con abbondanti porzioni di parmigiana, frise impregnate di olio e taralli. Giusto per mettere qualcosina sullo stomaco: ricevere un continuo apporto calorico é fondamentale perché il mare stanca e poi ti sciupi.

A Bondi Beach si spezza la fame con sushi, avocado e quinoa. Si bevono centrifughe biologiche e latte di soya e, quando ci si sente così pazzerelli da concedersi dei carboidrati, ci si assicura che siano rigorosamente gluten free.

Delle pizzette imbevute di olio, invece, neppure l’ombra.